Pubblicato il: 29-4-2025
Condividi
Condividi
Correlato a
Se i modelli tradizionali — basati su estrazione, consumo e smaltimento — mostrano tutte le loro fragilità, l’economia circolare propone un approccio sistemico che valorizza la durabilità, il riuso, la rigenerazione e l’efficienza nell’uso delle risorse. Ma per far funzionare questo modello servono nuove figure professionali, capaci di integrare saperi diversi.
Su questo ci concentra un recente studio dell’Università di Torino, realizzato nell’ambito dello Spoke 5 di GRINS, che esplora le trasformazioni in atto nei modelli di impresa e nei profili di competenze richieste per rendere l’economia circolare una realtà operativa e diffusa.
Se i benefici ambientali dell’economia circolare sono ormai riconosciuti, le stime più aggiornate suggeriscono che questo cambio di modello potrebbe portare anche importanti ricadute sull’occupazione.. Secondo le stime dell’International Labour Organization (ILO) produrrà un dislocamento di certi lavori da settori ad elevata intensità di risorse - come la manifattura - verso il settore dei servizi, in particolare a quelli legati a riparazione, manutenzione, noleggio e leasing. Ma, in generale, l’effetto netto sull’occupazione sul lungo periodo sarà positivo. Secondo una review dell’Organization for Economic Co-operation and Development (OECD), la crescita potrebbe arrivare al 2 per cento, con uno studio che arriva a prevedere un aumento del 7 per cento, nonostante l’eterogeneità tra paesi e settori.
Ma i cambiamenti nelle modalità di produzione comportano altresì la necessità di nuove competenze all’interno della forza lavoro. Un’azienda non è semplicemente uno strumento per trasformare input come la forza lavoro e il capitale nel prodotto che poi sarà venduto sul mercato. Al contrario, si tratta di un’organizzazione estremamente complessa che dipende da conoscenze distribuite e spesso inconsapevoli per chi le svolge - per usare un’analogia: tutti noi sappiamo andare in bicicletta, pochi conoscono le equazioni del moto che permettono di comprendere perché.
Proprio per questo motivo, è indispensabile per aziende e legislatori puntare sulla formazione della forza lavoro, soprattutto riguardo quanto dicevamo prima riguardo l’emorragia occupazionale a cui si assisterà nei settori più intensivi. La comprensione delle conoscenze necessarie in un contesto di economia circolare non è solo necessaria per i lavoratori, ma anche per aumentare l’efficienza e la sostenibilità delle pratiche di economia circolare.
Proprio su questi temi si è incentrato un recente articolo a cui ha contribuito tra gli altri il professor Francesco Quatraro e che si inserisce nella linea di ricerca dello Spoke 5 del Progetto Grins. Lo scopo del paper, dichiarano gli autori, è di fornire un framework sia dal punto di vista concettuale sia dal punto di vista empirico per migliorare la comprensione delle competenze necessarie per lo sviluppo dell’economia circolare.
Una delle prime questioni è definire il perimetro delle attività economiche circolari. Il panorama degli studi non può che essere eterogeneo, data la complessità dei nostri sistemi economici. Per questo anche solo trovare un insieme di attività economiche e relativi lavori collegati all’economia circolare rappresenta di per sé un problema di non poco conto.
Per quel che riguarda le attività economiche, vi sono almeno due tipi di classificazione: uno proviene dal mondo politico, in particolare dalla Commissione Europea. Tuttavia, questa classificazione rischia di essere troppo ampia. Il secondo invece proviene dal mondo accademico. Ciò che caratterizza buona parte degli studi in questo campo è l’utilizzo delle strategie di economia circolare per identificare le attività economiche di questo tipo.
In particolare , la classificazione adottata dagli autori si rifà a uno studio precedente di Burger et al (2019). In particolare la classificazione di quest’ultimo paper si basa su quattro pilastri: riutilizzo dello scarto come risorsa; ripensamento del modello di business; priorità per risorse riutilizzabili; preservazione di ciò che è già stato prodotto. Oltre a questi pilastri, gli autori e le autrici individuano tre abilitatori: incorporare tecnologie digitali; design per il futuro; collaborazione per creare valore congiunto). Mentre i pilastri sono al centro delle pratiche di economia circolare, le strategie abilitanti permettono una maggior diffusione e permettono una maggior diffusione delle pratiche circolari nell’economia.
La seconda questione riguarda le metriche utilizzate per il metodo. Le metriche utilizzate dal metodo sono le seguenti:
RSA (Relative Skill Advantage), una misura che valuta l'importanza relativa di una competenza in un settore rispetto agli altri;
Skill Relatedness, una misura che stima la probabilità che due competenze vengano utilizzate insieme nelle attività economiche, considerando solo quelle con un RSA > 1 (cioè effettivamente rilevanti per un settore);
Skill complexity misura il livello di sofisticazione delle competenze richieste nei settori. Questa metrica si compone di due ingredienti: la diversità e l’ubiquità. La prima indica il numero di competenze utilizzate efficacemente (di nuovo, RSA > 1) da un settore in una regione e in un dato periodo, mentre la seconda il numero di settori che utilizzano efficacemente una determinata competenza. Questo indice misura il livello di sofisticatezze di una determinata competenza.
Una volta adottata questa classificazione e definite le metriche, dal punto di vista metodologico, gli autori propongono un metodo data-driven, il Revealed Skill Requirements (RSR). Questo metodo si basa sui seguenti passi:
Identificazione dei pilastri e degli abilitatori come definito sopra a partire da un dataset di attività economiche, competenze e locazione geografica;
Costruzione di una matrice in cui ogni elemento rappresenta l’intensità della competenza specifica per attività economica;
Successivamente vengono impiegate le metriche specificate in precedenza per definire lo spazio delle competenze per l’economia circolare;
Infine vengono identificate le competenze essenziali e complementari per i pilastri e gli abilitatori delle industrie circolari.
Il metodo proposto è stato poi utilizzato per studiare la situazione italiana. Gli autori hanno costruito un dataset, combinando varie fonti, che contiene variabili riguardanti la skill intensity per oltre 573 attività economiche con elevata granularità spaziale, il tutto coprendo il periodo tra il 2013 e il 2019.
Come hanno riassunto gli autori, le attività economiche circolari si caratterizzano per una grande eterogeneità, poiché spaziano tra vari settori che richiedono competenze diverse e specializzate. A causa di questa varietà, è necessario condurre analisi granulari per comprendere appieno la natura e le esigenze di tali attività. Uno degli aspetti distintivi emersi dallo studio è la maggiore dipendenza delle attività economiche circolari rispetto a quelle tradizionali dalle competenze sociali e cognitive. In particolare, competenze come l'interazione con i computer, la conoscenza dell'IT e dell'elettronica, la risoluzione di problemi complessi e l'aggiornamento delle conoscenze risultano fondamentali per le attività circolari.
Oltre alle competenze sociali e cognitive, le attività economiche circolari mostrano anche una forte necessità di competenze tecniche e sistemiche. Tra queste rientrano l'analisi operativa, la progettazione tecnologica, la selezione di attrezzature, la programmazione e l'analisi dei sistemi. Tuttavia, è interessante notare come vi siano differenze significative tra i diversi sottosettori delle industrie circolari. Le attività "core", che operano direttamente nel riciclo e nel riuso, dipendono in misura maggiore da competenze tecniche e fisiche, mentre le attività "abilitanti", che facilitano la transizione verso l'economia circolare, si basano più su competenze sociali e cognitive, come l'ingegneria, la progettazione tecnica e le telecomunicazioni.
Un altro elemento di distinzione è la maggiore complessità delle competenze richieste dalle attività economiche abilitanti rispetto a quelle core. Le prime utilizzano una combinazione di competenze sofisticate e specializzate, rendendo necessarie elevate conoscenze in più settori. Inoltre, lo studio evidenzia come la struttura delle competenze sia strettamente correlata agli elementi specifici dell'economia circolare. Ad esempio, le attività core si concentrano sui processi come il riuso, il ripensamento dei modelli produttivi, la prioritizzazione dell'uso efficiente delle risorse e la loro conservazione- permettendo quindi un riassorbimento della forza lavoro che oggi è impiegata in settori intensivi. Al contrario, le attività abilitanti si occupano di aspetti più strategici, come l'incorporazione di nuovi materiali e tecnologie, la progettazione di soluzioni innovative e la collaborazione tra diversi attori del settore.
Questi risultati dimostrano l'importanza di un approccio differenziato nell'analisi e nello sviluppo delle attività economiche circolari. La loro complessità e varietà richiedono strategie mirate che tengano conto delle specifiche esigenze di competenza e delle caratteristiche uniche di ciascun sottosettore.
Economia circolare e innovazione: come possiamo misurarle?
Il nuovo report dello Spoke 5 di Grins fornisce strumenti per indirizzare le politiche future e valutare le pratiche di innovazione nell’economia circolare.
Un aggiornamento sul lavoro di ricerca dello Spoke 5 del progetto Grins.
2024
2024
Il webinar di presentazione del bando a cascata di Spoke 5: martedì 12 marzo su Zoom.
L'evento di presentazione del bando a cascata dello Spoke 5, in collaborazione con Fondazione Piemonte Innova
Aperto fino al 5 aprile il bando a cascata dello Spoke 5: finanziamenti per 12 progetti di ricerca
Lo Spoke 5, coordinato dall’Università di Torino, garantisce un finanziamento di 2.6 milioni di euro a 12 progetti di ricerca sulle tematiche inerenti le innovazioni per ...
L'economia circolare è (anche) una questione di innovazione
La transizione circolare è animata dall'innovazione. Ma per capire dove siamo e dove possiamo andare, servono i dati. Lo Spoke 5 realizza elaborazioni avanzate per fare c...
2023
2023
Il kick-off meeting dello Spoke 5 all'Università degli Studi di Torino
Il primo incontro di aggiornamento del gruppo di lavoro coordinato da UniTo per il 13 e 14 novembre presso la Casa delle Tecnologie Emergenti di Torino.
Fondazione GRINS
Growing Resilient,
Inclusive and Sustainable
Galleria Ugo Bassi 1, 40121, Bologna, IT
C.F/P.IVA 91451720378
Finanziato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), Missione 4 (Infrastruttura e ricerca), Componente 2 (Dalla Ricerca all’Impresa), Investimento 1.3 (Partnership Estese), Tematica 9 (Sostenibilità economica e finanziaria di sistemi e territori).