Pubblicato il: 25-3-2024
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Questo lavoro si inserisce nel mosaico della ricerca dello Spoke 1 tutta focalizzata sulla sostenibilità e resilienza delle imprese italiane. Quattro sono le dimensioni che lo Spoke 1 considera rilevanti per il processo trasformativo che il “sistema Italia” deve intraprendere per essere più competitivo rispetto agli scenari disegnati a livello internazionale dall’Agenda 2030 e dal Green Deal.
La capacità delle imprese di cogliere le trasformazioni che riguardano i consumi è studiata nel WP 1.1. A questo tema si lega il WP 1.2, di cui il report qui trattato rappresenta un primo prodotto, basato sulla resilienza del “sistema Italia” e delle sue filiere. Le trasformazioni del sistema industriale, particolarmente significative nella prospettiva delle diverse transizioni verso l’economia circolare sono invece studiate dal WP 1.3. Il cerchio si chiude con il Work Package 1.4, dedicato agli ormai sempre più cruciali aspetti di misurazione e reporting.
Questa convinzione sembra perdere terreno con il tempo, grazie alla ricerca sul tema. La sostenibilità e la crescita economica possono andare a braccetto, con la prima che funziona da catalizzatore per la seconda. Negli anni, infatti, la ricerca accademica ha individuato la sostenibilità come vantaggio competitivo per le aziende, spinte a innovare, ma anche a rendicontare il proprio impegno verso la sostenibilità dalla legislazione o dalle norme sociali. Questo ovviamente avviene anche grazie a cambiamenti radicali nel modo in cui si gestisce l’impresa: in una recente review, ad esempio, gli autori notano come le imprese che adattano il loro business model alla sostenibilità hanno maggiori profitti rispetto alle imprese che invece si approcciano alla sostenibilità senza cambiamenti radicali.
Un esempio paradigmatico è Greif, azienda in Ohio leader nel campo dell’imballaggio. Nonostante la sua lunga storia, l’impresa ha deciso di prendere sul serio la sfida della sostenibilità. A differenza di altre aziende, il suo Chief Sustainability Officer (CSO) riferisce direttamente al CEO, mostrando quindi che anche ai piani alti del management la questione è sentita. Assieme alla collaborazione coi clienti e con Organizzazioni Non Governative, queste hanno permesso a Greif di ridefinire la sua struttura organizzativa interna e quindi il suo processo produttivo.
Anche i CEO sono convinti che la sostenibilità sia un elemento importante. Secondo il CEO Study delle Nazioni Unite e la società di consulenza Accenture, per quanto la maggioranza degli Amministratori Delegati sia preoccupato che le sfide poste dallo scenario economico potranno mettere a repentaglio il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, c’è ormai un accordo unanime sulla centralità della sostenibilità per lo svolgimento delle loro attività, quindici punti percentuali in più rispetto a dieci anni prima. Non solo: i CEO intervistati notano come maggior investimenti in tecnologia possano rappresentare una risposta agli shock - quello sanitario, quello sulla catena del valore, quello dovuto alle tensioni geopolitiche, quello inflazionistico.
Il contesto della ricerca del WP 1.2
Proprio su sostenibilità e resilienza si concentra il lavoro di ricerca del Work Package 1.2. Lo scopo del Work Package, coordinato dall’Università Bocconi, è proprio quello di elaborare strumenti per aumentare la resilienza delle imprese a shock improvvisi come quelli a cui abbiamo assistito negli ultimi anni.
In un tale contesto, la resilienza rappresenta una risorsa strategica per flessibilità e capacità di adattamento, in quanto imprese più resilienti sono in grado di tornare a un equilibrio dopo perturbazioni come quelle portate da interruzioni delle catene di approvvigionamento, ingresso di nuove tecnologie, crisi climatica, tensioni geopolitiche.
Nell’attuale clima di incertezza segnato dalle dinamiche geopolitiche internazionali, la resilienza rappresenta una risorsa strategica per lo sviluppo di flessibilità e capacità di adattamento. Imprese resilienti sono in grado di resistere alle turbolenze del mercato, innovare per rimanere competitive e rispondere in modo flessibile alle variabili condizioni economiche e anche ambientali.
IL REPORT
L’analisi ha riguardato numerose industries come aziende di servizi, manifattura industriale, fashion e luxury, logistica, food and bevarage, technologies, sanità, agricoltura e altri settori settori residuali. Il 53% del campione ha meno di 50 dipendenti suggerendo, coerentemente con il contesto italiano, un campione composto per la maggior parte da piccole e medie imprese.
I dati sono stati raccolti attraverso un questionario, e dopo un’analisi statistica descrittiva ed esplorativa, sono stati analizzati attraverso delle analisi di correlazione, regressione lineare e Bayesian network.
La rilevazione, condotta dall’Università Bocconi, ha portato a un rapporto strutturato che fotografa gli elementi di turbolenza cui le imprese sono state sottoposte in questi anni e i modi con cui si può costruire una maggiore capacità di resilienza.
Come prima cosa, è utile avere un quadro della stima fatta dai ricercatori e dalle ricercatrici di qual è il tempo di ripresa per un’impresa dopo una perturbazione come quella avvenuta con la pandemia e le relative misure di contenimento. L’analisi svolta rileva come quasi la metà delle imprese considerate impiegherebbe meno di tre mesi per riprendere l’attività economica sullo stesso trend precedente all’evento pandemico, mentre il restante è concentrato nella fascia temporale tre e sei mesi. Meno del cinque percento delle imprese impiegherebbe oltre sei mesi per riprendersi. Questi risultati indicano una buona capacità delle aziende italiane di rispondere in modo rapido a crisi impreviste.
Come abbiamo visto in precedenza, queste pratiche possono migliorare la resilienza delle imprese garantendo un vantaggio competitivo quando accoppiate con pratiche manageriali adeguate. L’evidenza suggerisce però un certo ritardo da parte delle imprese su questo fronte. I risultati a cui sono giunti ricercatori e ricercatrici mostrano che le aziende hanno integrato nelle loro pratiche perlopiù tecnologie come l’utilizzo dei social network, app e omnicanalità.
Questo tipo di strategie sono indispensabili in casi come quello di un’epidemia di tipo influenzale, dove le misure di contenimento riducono il livello di interazioni. Tuttavia, le imprese del campione non mostrano una particolare predisposizione a integrare nuove tecnologie come quelle fornite dall’Intelligenza artificiale, dall’adozione di droni per il trasporto o stampanti 3d. Tra le tecnologie largamente diffuse, alcune risultano essere non direttamente collegate ad una maggiore resilienza.
Al contrario, alcune tecnologie ancora scarsamente diffuse, come l’intelligenza artificiale, risultano essere propedeutiche all’incremento della resilienza. Questo suggerisce la necessità di investimenti mirati con l’obiettivo di reindirizzare l’apparato tecnologico delle imprese italiane.
Queste tecnologie variano da settore a settore: per il settore energetico pensiamo ad esempio all’installazione di pannelli solari, turbine o idrogeno per la produzione d’energia; per il settore delle costruzioni a materiali sostenibili, oltre all’efficientamento delle strutture; per la mobilità a macchine elettriche, car sharing, trasporto pubblico elettrico o a idrogeno.
Questo insieme di pratiche consiste ad esempio nell’incentivare i partner commerciali ad adottare pratiche sostenibili o richiedendo certificazioni di tipo ambientale, ma anche azioni interne all’azienda come la riduzione del consumo di energia e altre indirizzate ai consumatori come la riduzione dell’imballaggio. L’analisi però sottolinea come solo il 3 percento delle imprese abbia adottato queste prassi durante la prima ondata pandemica.
Questi risultati testimoniano la tendenza nel contesto italiano a considerare la sostenibilità come un costo non prioritario, che viene tagliato nel caso di difficoltà impreviste. L’adozione di pratiche sostenibili, al contrario, richiede un piano sul lungo periodo integrato con la strategia aziendale.
Se l’evidenza empirica mostra come in generale la prima ondata pandemica abbia funzionato da catalizzatore per questo tipo di innovazioni, è tuttavia importante sottolineare come questo non sia avvenuto grazie al comportamento spontaneo delle imprese, ma che la transizione a tecnologie più sostenibili dipenda da sussidi e incentivi che indirizzano l’attività economica.
Su questo aspetto vi è un importante dibattito, con rilevanze anche politiche, se l’approccio market friendly sia abbastanza o se invece servano politiche di command and control - per fare un esempio, una situazione in cui lo Stato vieta l’immatricolazione di nuove macchine con motore a scoppio per una certa data fissata - accoppiate con una politica industriale più interventista.
Su questo fronte è inoltre necessario tenere in considerazione la mancanza di competenze in settori cruciali da parte della forza lavoro, data dal ritardo che il nostro paese ha accumulato sulla formazione terziaria. Come è stato più volte sottolineato, in Italia vi è una scarsità di competenze STEM, che sono cruciali nei processi di innovazione di un’azienda.
Le imprese italiane sono infatti riuscite a mantenere la qualità dei loro prodotti, consegne in tempi previsti e adeguati stock.
Tuttavia, l’effetto negativo sul lato domanda, causato dall’incertezza economica dei consumatori, ha giocato anche in questo caso un ruolo importante, nonostante i tentativi da parte delle imprese di adattarsi al contesto garantendo maggiori sconti.
Un punto importante, sottolineato dall’analisi, riguarda proprio l’interazione tra la domanda e l’offerta nella resilienza delle imprese. Se da una parte una buona performance delle vendite permette alle imprese di garantire supporto anche finanziario da parte dei partner commerciali, questo può riflettersi anche in una diminuzione degli stoccaggi, rendendole più esposte a successivi shock.
Emerge che la maggior parte delle aziende considerate ha buone performance di resilienza. Tuttavia, c’è la necessità di migliorare il livello tecnologico rispetto ad alcune tecnologie come l’intelligenza artificiale. In modo simile la sostenibilità deve essere maggiormente supportata in periodi di crisi.
La ricerca del WP 1.2 proseguirà attraverso la realizzazione di un sondaggio su più larga scala, capace di raggiungere 1000 aziende italiane per comprendere meglio le dinamiche qui menzionate. Inoltre, è prevista la realizzazione di un esperimento con 5 aziende per comprendere l’interazione tra resilienza e sostenibilità.
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2023
2023
Il kick-off meeting dello Spoke 1 all'Università Bocconi
Si è tenuto il 12-13 settembre 2023 presso l'Università Bocconi la due giorni di kick-off meeting dello Spoke 1 del partnerariato Grins.
Fondazione GRINS
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